I mesi, per i gestori telefonici, sono diventati di 28 giorni, ma l’Agcom non ci sta e vuole un ritorno alla normalità. Con una delibera pubblicata ieri, 24 marzo, Agcom abolisce di fatto le offerte telefoniche a 28 giorni. Avevamo parlato della questione qui, in occasione dell’annuncio della rimodulazione a 28 giorni di Tim. Fai parte degli utenti interessati dalla rimodulazione Vodafone, o Wind? La tua fatturazione è improvvisamente cambiata? Contattaci utilizzando questo modulo, ti aiuteremo gratuitamente ad avere un rimborso.

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Mesi di 28 giorni: dalla rimodulazione Vodafone a quella Tim

Il via alla rimodulazione delle tariffa a 28 giorni lo aveva dato la Wind, poi toccò alla Vodafone, e infine anche la Tim decise di allinearsi, lo scorso febbraio. Nella pratica la rimodulazione a 28 giorni comporta un cambio nel conteggio delle bollette; le offerte che rientrano in questa rimodulazione, dunque, non vengono più rinnovate ogni mese, cioè ogni 30 giorni, ma ogni 4 settimane, quindi ogni 28 giorni. In questo modo l’operatore ti sta di fatto rubando 2-3 giorni al mese, che alla fine di un anno pesano. Si è calcolato, infatti, che la rimodulazione, indipendentemente dall’operatore, comporterà un 8,6% in più all’anno, ovvero una ex mensilità completa in più!

Lo stop di Agcom

Alla Tim, così come a Fastweb, “il gioco” della rimodulazione non è riuscito perché l’Autorità Garante delle Comunicazioni ha deciso di bloccare immediatamente il passaggio ai 28 giorni che entrambi gli operatori avevano già annunciato, ma non ancora attivato. Allo stesso tempo l’Autorità Garante delle Comunicazioni e ha chiesto a Vodafone e Wind di ritornare immediatamente alle tariffe pre rimodulazione. Gli operatori hanno 90 giorni per adeguarsi. Come si legge nella delibera ufficiale, di cui trovi il testo integrale qui.

“L’unità temporale per la cadenza di rinnovo e fatturazione dei contratti di rete
fissa deve essere il mese, affinché l’utente possa avere la corretta percezione
del prezzo offerto da ciascun operatore e la corretta informazione sul costo
indicato in bolletta per l’uso dei servizi. […] Agcom ha stabilito
un periodo temporale di novanta giorni per consentire agli operatori di adeguarsi
alle nuove regole.”

Discorso diverso per quanto riguarda i cellulari, dove le tariffe possono essere anche (al minimo) di 28 giorni; gli operatori, però, devono avvisare per tempo gli utenti via sms dell’avvenuto cambio. Per le offerte ibride, invece, ovvero fisso-mobile, vale il principio della tariffazione mensile.
La delibera è arrivata dopo una lunga consultazione; era già da tempo, infatti che l’Agcom aveva puntato il dito sulla rimodulazione a 28 giorni.
Secondo l’Autorità la situazione così com’è ora rende difficile all’utente la comparazione delle offerte, dato che esistono entrambi i tipi di fatturazione, a 28 e a 30 giorni. Si rende necessario, quindi, fissare la cadenza della fatturazione della telefonia fissa su base mensile.

Parola agli operatori

I gestori telefonici, dal canto loro, non sono assolutamente d’accordo con la decisione dell’Agcom e sono pronti a dare battaglia ricorrendo al Tar tramite la propria associazione, Asstel.

L’Asstel ritiene che Agcom non abbia il potere di disciplinare il contenuto dei rapporti contrattuali fra operatori telefonici e clienti, quale ad esempio la durata di rinnovo e dei cicli di fatturazione, ma può soltanto intervenire a tutela della clientela in materia di trasparenza informativa; trasparenza che a detta degli operatori c’è stata, fermo restando che l’utente ha 30 giorni di tempo, dall’arrivo del messaggio informativo, per recedere dal contratto.

“Ci troviamo di fronte a un caso clamoroso: un’autorità, che dovrebbe avere come missione il funzionamento del libero mercato, cerca di riportare il settore, che in Italia già vede prezzi fra i più bassi in Europa, ai tempi delle tariffe”

Queste le parole di Dina Ravera, presidente di Asstel, che continua:

“Tuteleremo i diritti dei nostri associati nelle sedi più opportune con l’obiettivo di ripristinare il diritto degli operatori al libero esercizio dell’attività di impresa”.

Cosa succederà

Quello che si apre è uno scenario conflittuale, tra Agcom e Asstel, dove, come sempre, a pagarne le conseguenze saremo noi clienti. Se è vero che gli operatori hanno debitamente informato i propri utenti del cambio di fatturazione, garantendo il mese di tempo per recedere dal contratto, è anche vero che questa della rimodulazione a 28 giorni è solo una delle tante pratiche scorrette che hanno messo in atto gli operatori negli ultimi mesi.

L’utente, spesso, non ha neppure la libertà di scegliere una tariffa migliore, poiché, con la scusa delle “mutate condizioni di mercato” ogni operatore gioca al rialzo con le tariffe, anziché abbassarle, e la differenza tra un’offerta e l’altra è spesso impercettibile. Che vantaggi trae l’utente dal libero mercato delle tariffe telefoniche? In questo momento è difficile dirlo.

Affidati a noi

La decisione dell’Agcom apre una grande opportunità per gli utenti che vogliono tutelare i propri diritti: gli operatori hanno tempo 90 giorni, dal 25 marzo, per adeguarsi alla delibera dell’Autorità. Se non lo facessero, le tariffe diventerebbero illegittime e aprirebbero la strada alla richiesta di rimborso da parte degli utenti. Dunque se anche tu dovessi ritrovarti in questa spiacevole situazione, non esitare a contattarci compilando il modulo qui in basso e riceverai la nostra assistenza gratuita.

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