Del problema delle bollette a 28 giorni ce ne siamo già occupati più volte anche in questo post, sulla rimodulazione TIM , e quest’altro, sulla prima rimodulazione del 2015. Si tratta probabilmente di una delle questione che più ha preoccupato i consumatori negli ultimi anni, e a quanto pare non è ancora finita.

A riaprire i giochi sono proprio i consumatori, che forti dell’aiuto dell’Agcom e dell’appoggio del Governo, chiedono a gran voce lo stop definitivo alle bollette di 28 giorni. Anche tu sei stanco e consideri la fatturazione a 28 giorni come un abuso da parte delle compagnie telefoniche?

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La battaglia infinita contro le bollette a 28 giorni

Quella delle bollette a 28 giorni è in realtà una battaglia che va avanti da moltissimo tempo. Da un anno circa tutti gli operatori telefonici, nessuno escluso, si sono allineati in massa alla nuova fatturazione.

Tutto iniziò con Vodafone e Wind fino a quando, recentemente, anche Sky ha deciso di rimodulare le sue fatture a passare ad una fatturazione a 28 giorni. Proprio l’allinearsi alla rimodulazione di una pay tv ha scatenato il timore, giustificato, di un effetto a catena in più settori.

Ma cosa sta significando, in termini economici, una misura del genere, e perché spaventa tanto i consumatori? Passando da 30 a 28 giorni la fatturazione non è più mensile, ma settimanale; con questo sistema, infatti, ti vengono rubati 2 giorni al mese che a fine anno si trasformano in una mensilità in più.

Prima pagavi 12 bollette all’anno, o nel caso delle ricaricabili, la tua promozione si rinnovava ogni 30 giorni, oggi paghi 13 mensilità. Ti stanno letteralmente rubando un mese. Le tariffe hanno subito così un aggravio, di media, delll’8,6%.

La parte peggiore della vicenda è che non c’è la possibilità di sfuggire a questo sistema scegliendo un altro operatore poiché tutte le compagnie telefoniche hanno aderito, Tim, Wind, Vodafone, Fastweb. Inoltre le compagnie telefoniche si sono dimostrate anche scorrette per quanto riguarda il tema del diritto di recesso.

Per questo l’AGCOM è intervenuto il 24 marzo con la delibera n. 121/17/CONS dove si stabilisce che:

Per la telefonia fissa la cadenza di rinnovo delle offerte e della fatturazione
deve essere su base mensile o suoi multipli. Per la telefonia mobile la cadenza non
può essere inferiore a quattro settimane. In caso di offerte convergenti con la
telefonia fissa, prevale la cadenza relativa a quest’ultima.

[…]

Gli operatori si adeguano alle disposizioni dell’articolo 3, comma 10 della delibera n.
252/16/CONS entro novanta giorni dalla pubblicazione […]

Cosa è cambiato dalla prima delibera dell’Agcom ad oggi?

Dunque gli operatori avrebbero dovuto adeguarsi entro l’inizio dell’estate 2017.

La risposta alla domanda “cosa è cambiato?”, purtroppo, è… nulla! Non è cambiato nulla, anzi come hai visto la questione è o peggiorata. Vediamo come.

Con la delibera del 24 marzo scorso l’Agcom stabiliva che per la telefonia fissa il criterio di fatturazione doveva essere il mese solare, ossia bollette a 30 giorni, mentre per la telefonia mobile la cadenza della fatturazione poteva anche essere di 28 giorni, ma assolutamente non inferiore. La delibera, però, non ha cambiato la situazione e come dicevamo anche Sky ha pensato bene di fatturare, a partire dal mese di ottobre, ogni 28 giorni invece che ogni 30, includendo nella rimodulazione anche i pacchetti che prevedono un’offerta per la telefonia fissa (con Fastweb).

Come se non bastasse le compagnie telefoniche non solo non hanno rispettato la delibera, ma si sono anche unite per opporsi, attraverso Asstel, associazione che le rappresenta, e facendo ricorso al Tar.

I consumatori non ci stanno…

La rimodulazione da parte di Sky ha fatto infuriare i consumatori che hanno chiesto a gran voce l’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per valutare il comportamento di Sky Italia che, tra le altre cose, ha attuato pratiche che rendono molto difficoltoso il recesso.

…e neppure l’Agcom

Di fatto, lo scorso 20 ottobre, l’Agcom ha diffidato Sky Italia. Ma l’Autorità Garante non si è limitata a diffidare Sky; lo scorso settembre aveva già comunicato di aver avviato un procedimento sanzionatorio nei confronti degli operatori telefonici Tim, Wind Tre, Vodafone e Fastweb per il mancato rispetto delle disposizioni relative alla cadenza delle fatturazioni

“Al termine delle verifiche effettuate da Agcom – così recita il comunicato – è risultato che gli operatori menzionati non hanno ottemperato alla delibera dell’Autorità. Agcom sta inoltre valutando l’adozione di ulteriori iniziative, anche per evitare che le condotte dei principali operatori di telecomunicazioni possano causare un effetto di “trascinamento” verso altri settori, caratterizzati dalle stesse modalità di fruizione dei servizi“.

L’intervento governativo

L’onorevole Alessia Morani, il 12 ottobre, ha depositato una proposta di legge che prevede l’obbligo della fatturazione dei servizi su base mensile e un aumento delle sanzioni comminabili, oltre che la restituzione delle somme indebitamente percepite da parte degli operatori. L’obiettivo, ora, è far inserire l’emendamento della Morani nella Legge di Bilancio.

Ma le compagnie telefoniche sono di tutt’altro avviso. C’è infatti un’altra faccia della medaglia, quella che riguarda l’asta per il 5G. Il Tesoro ha infatti chiesto alle compagnie telefoniche di investire almeno 2,5 miliardi nell’asta per le nuove frequenze del 5G. La richiesta del Governo, l’obbligo di risarcire i consumatori e l’imposizione di tornare a fatturazioni di 30 giorni, hanno fatto sì che gli operatori si rivolgessero di nuovo all’Asstel, tramite la quale hanno richiesto un incontro urgente al Ministero dello sviluppo per discutere l’emendamento al decreto fiscale contro la tariffazione a 28 giorni.

L’emendamento fissa per legge la tariffazione a 30 giorni, ma stabilisce anche pesanti multe per chi non si allinea (da 500mila a 5 milioni). Inoltre prevede un indennizzo a carico dell’operatore sanzionato non inferiore a euro 50 in favore di ciascun utente interessato dalla legittima fatturazione.

Cosa chiedono gli operatori

L’obbligo di investire nell’asta per il 5G, a quanto pare, metterebbe in crisi le casse degli operatori che chiedono a gran voce di mantenere gli aumenti che sono riusciti ad ottenere con la fatturazione a 28 giorni.

Il problema, però, è che gli operatori chiedono anche di congelare il diritto di recesso gratuito per il cliente. Le cinque grandi compagnie ( Tim, Wind–Tre, Fastweb, PosteMobile e Vodafone più la pay tv Sky) che coprono circa il 90% della domanda, in sostanza, sostengono che la revisione della fatturazione rientri nel libero gioco del mercato e, quindi, che l’utente non debba avere la facoltà di recedere senza costi (come attualmente può fare).

Lo scenario che si prospetta non è per nulla positivo e preannuncia una guerra a colpi di ricorsi al Tar, da parte degli operatori, e class action, da parte dei consumatori. Se anche tu vuoi manifestare il tuo dissenso contro le bollette a 28 giorni e chiedere il rimborso delle somme aggiuntive pagate, ma non sai come fare, o magari hai solo bisogno di un aiuto per cambiare operatore, usufruendo del tuo diritto di recesso gratuito, noi possiamo aiutarti. Compila il form qui in basso con i tuoi dati e un nostro operatore ti aiuterà gratuitamente.

In questo post, più informazioni su come avere il rimborso.

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